Disturbi Emotivi Comuni: causa ed effetto

Depressione, ansia, attacchi di panico, disturbi somatoformi (disagi psichici espressi attraverso sintomi fisici) e manifestazioni ossessive sono legati tra loro dallo stesso meccanismo causale e dalla risposta ai medesimi interventi terapeutici. Proprio in considerazione di questi ‘punti di contatto’ vengono identificati come disturbi emotivi comuni (DEC).
Sono molto diffusi nella popolazione generale tanto da renderli una delle principali cause di disabilità. Colpiscono milioni di persone in tutto il mondo e il 20-30% dei pazienti si rivolge al medico di famiglia proprio a causa di questo tipo di disagio.

 

L’origine dei disturbi emotivi comuni

I DEC sono originati da un meccanismo a due tempi. Il ‘primo tempo’ consiste nella formazione, prevalentemente nell’infanzia e nell’adolescenza, di fattori di vulnerabilità psicologica che creano le basi per l’eventuale sviluppo futuro di uno o più episodi di malattia. In parte minima questa vulnerabilità è determinata da fattori genetici, ma per lo più è costituita dallo sviluppo di una personalità caratterizzata da alcuni ‘punti deboli’ relativi alla solidità emotiva, all’autostima, all’indipendenza emotiva, alla paura dell’abbandono e alla capacità di essere consapevoli e in grado di gestire le proprie emozioni.
Il ‘secondo tempo’ si realizza a partire dalla giovane età adulta, quando particolari eventi di vita e situazioni esistenziali colpiscono il soggetto e provocano la brusca rottura del suo equilibrio facendo riemergere la vulnerabilità originaria. In questa fase, nota come destabilizzazione, gli eventi precipitanti più frequenti, non necessariamente negativi o drammatici, sono gli eventi di perdita (lutti, separazioni, cambiamenti abitativi o lavorativi) o di minaccia (difficoltà lavorative o finanziarie, malattie fisiche, incertezze sul futuro) ma anche eventi positivi, come il matrimonio o la nascita di un figlio, che determinano la perdita dello status precedente e l’assunzione di nuove responsabilità.
Ogni singola persona è caratterizzata dalle proprie specifiche vulnerabilità rispetto alle quali gli eventi e le situazioni esistenziali hanno un determinato effetto, come una chiave che apre solo quella serratura (Key-lock effect). Così, ad esempio, una persona particolarmente fragile di fronte alla dimensione dell’abbandono sarà colpita duramente da un lutto che potrà portare a un episodio depressivo, mentre un’altra persona, più sensibile alla minaccia e al pericolo del mondo esterno subirà fortemente un periodo di difficoltà lavorativa, sviluppando eventualmente un disturbo da attacchi di panico.

Sintomi emotivi, cognitivi e somatici

I disturbi emotivi comuni producono diversi sintomi appartenenti a tre aree principali: emotiva, cognitiva e somatica. I principali sintomi della sfera emotiva sono l’umore depresso, cioè triste, sfiduciato, disperato e l’ansia, che può manifestarsi come una continua sensazione di paura e di minaccia, oppure attraverso crisi di panico caratterizzate da una acuta paura di morire o d’impazzire accompagnata a sintomi fisici come batticuore, mancanza d’aria, vertigine ed altro; oppure ancora con l’impulso incontrollabile a ricorrere a pensieri o gesti ripetuti (rituali ossessivi) con lo scopo di controllare l’angoscia.
I sintomi cognitivi riguardano la difficoltà a concentrarsi e a ricordare e, in generale, la riduzione della capacità del soggetto di produrre qualsiasi tipo di prestazione. I sintomi somatici sono principalmente: disturbi del sonno, alterazioni dell’appetito, disfunzioni sessuali e sensazioni dolorose che possono interessare tutte le zone corporee. Questi sintomi si manifestano in quantità diversa a seconda del tipo specifico di disturbo (depressione, panico, etc.), ma in una certa misura si sovrappongono in tutte le manifestazioni del disagio emotivo comune.
I problemi creati dai DEC, sono in genere gravi, poiché la loro sintomatologia impedisce di continuare a svolgere normalmente le attività quotidiane. Il lavoro, lo studio, i rapporti sociali diventano molto difficili e faticosi e possono interrompersi, nelle situazioni più gravi, oppure essere portati avanti con grande dispendio di energie.
D’altra parte, questi disturbi sono completamente risolvibili, purché siano valutati e affrontati con gli strumenti terapeutici più appropriati per quello specifico disagio e per quella specifica persona.

 

Redazione MOOD

Francesco Berti Ceroni (psichiatra e psicoterapeuta) – Nicola Rossi (psichiatra e psicoterapeuta)