La paura del panico e il panico di aver paura

“Un uomo che teme di soffrire, soffre già di quello che teme” (Montaigne).
Non esiste una persona che non si sia sentita in ansia in alcuni momenti della sua vita, un’ansia normale che fa parte dell’esistenza, delle difficoltà che incontriamo o anche delle gioie che viviamo.
L’ansia però può diventare qualcosa di più forte e profondo: apprensione, paura, preoccupazione, angoscia. Quando tende a invadere l’esistenza in modo continuativo diventa ansia generalizzata e quando si manifesta come forte ansia accompagnata da importanti sintomi fisici diventa attacco di panico.
Gli attacchi di panico rientrano nei cosiddetti disturbi emotivi comuni – DEC (Depressione, ansia, attacchi di panico, disturbi somatoformi), malesseri che coinvolgono un’alta percentuale della popolazione mondiale e che sono legati dallo stesso meccanismo causale e simili risposte terapeutiche. I disagi emotivi si manifestano con diverse intensità, una scala molto ampia di espressione che parte dalla normalità per arrivare alla patologia.
Il disturbo da attacchi di panico è molto diffuso e può essere particolarmente invalidante, ma le cure sia farmacologiche che psicoterapeutiche sono molto efficaci.
Si stima che il 35-40% della popolazione abbia un episodio di attacco di panico, mentre nel 3-5% dei casi gli attacchi sono ripetuti, con un rapporto donna-uomo 2 a 1. L’età media di esordio è intorno ai 25 anni, ma non sono rari casi in età adolescenziale. Si distinguono dagli altri disturbi ansiosi per le modalità in cui si manifestano: improvvisi, molto intensi e sporadici.

L’episodio di panico

Molteplici sono i possibili sintomi fisici caratterizzanti l’episodio di panico, preannunciati da un’intensa paura: palpitazioni, cardiopalmo, tachicardia, sudorazione, tremori, scosse, dispnea, sensazione di oppressione, sensazione di soffocamento, dolore o fastidio al petto, nausea, dolori addominali, sensazione di sbandamento, svenimento, parestesie, brividi o vampate di calore. Sintomi che possono portare alla percezione alterata del corpo o della realtà, alla paura di impazzire o alla paura di morire. L’attacco di panico normalmente raggiunge l’apice in una decina di minuti dall’inizio dei sintomi.
La modalità improvvisa in cui si manifesta è un fattore spiazzante per chi lo vive, un attacco di panico normalmente non è annunciato da campanelli d’allarme, da precedenti disagi psichici evidenti, un tornado che ci avvolge in pochi minuti senza aver il tempo di comprendere cosa stia accadendo, senza un evidente motivo o fattore scatenante.
Questo intenso evento, apparentemente non spiegabile, innesca forti vissuti soggettivi, crea un senso di disagio, disorientamento e paura. Il disagio emotivo e la mancanza di una spiegazione razionale dell’accaduto aprono le porte al senso di impotenza. L’impossibilità di controllo innesca un circolo vizioso condizionante le azioni future, nasce così la paura della paura.
La paura del ripetersi dell’episodio crea una realtà piena di limitazioni. Chi soffre di attacchi di panico cercherà di evitare tutte le situazioni erroneamente reputate a rischio come amici, determinati percorsi in automobili, luoghi affollati, code, ecc.. Spesso questi meccanismi di difesa sfociano nell’agorafobia: ansia anticipatoria relativa al “trovarsi incastrati” in luoghi in cui sarebbe difficile o imbarazzante essere soccorsi o fuggire in caso di un attacco, luoghi affollati, chiusi, automobile, treno, aereo, oppure star soli o uscire di casa. Si vive la propria quotidianità nel disertare sé stessi, nell’evitamento delle situazioni ansiogene o nella necessità di un accompagnatore.
In realtà, questi comportamenti di evitamento non faranno altro che nutrire la paura, anziché placarla. La sensazione di sollievo sarà solo momentanea e l’agorafobia può essere la premessa di forme gravi di depressione.
La paura della paura è quindi invalidante per la qualità della vita perché produce un’alterata percezione cognitiva ed emotiva di sé.

Affrontare la paura

Il disturbo da panico anche se così intenso è affrontabile e curabile, ma non va sottovalutato in quanto espressione di un malessere interiore che potrebbe sfociare in disturbi più gravi come una forte depressione o in forme di isolamento più acute. E’ molto importante intervenire tempestivamente, abbandonando il tentativo inutile o dannoso dell’autodiagnosi a favore di una diagnosi professionale globale e di un progetto terapeutico risolutivo, che di norma comprende un iniziale intervento farmacologico e una più prolungata psicoterapia, allo scopo di alleviare la sintomatologia, ma anche di risolvere le condizioni interiori che hanno favorito l’emergere del disturbo.

 

Redazione MOOD